mercoledì 16 dicembre 2009

Simbologia dell'Albero di Natale

Nel suo famoso bestseller Così parlò Bellavista, Luciano De Crescenzo divide l'uomo in due categorie, il caloroso uomo d'amore ed il freddo uomo di libertà, il napoletano e il milanese, l'uno attento al sentimento e capace di godersi la vita, l'altro orientato verso il lavoro, l'economia, la convenienza. E, a proposito dei simboli del Natale, sostiene che l'uomo di libertà è tristemente alberista, mentre l'uomo d'amore è presepista.
Ma che significa l'albero di Natale? E' solo un oggetto luccicante di bell'aspetto? E' solo una tradizione nordica? Che c'entra con il Natale inteso come la nascita di Cristo?
Da alberista convinto, e ritenendomi uomo d'amore più che uomo di libertà, in questo post voglio dire la mia! Pur senza nulla togliere al Presepe, che mostra (anche in modo devozionale) una rappresentazione storica, vorrei dire pubblicamente che l'albero di Natale è un profondo simbolo natalizio ed è un simbolo d'amore.
Quando un oggetto entra così potentemente nella tradizione ed è riconosciuto in modo così ampio, per me è segno che ha una fortissima valenza simbolica.
Provo dunque a dare un significato a questo simbolo:
L'albero, in molte tradizioni anche molto diverse, rappresenta la vita, tanto che "l'albero della vita" è un simbolo esso stesso. Se dunque consideriamo l'albero come la nostra vita, ecco che il simbolo dell'albero di Natale comincia a prendere forma.

Manca ancora al quadro una visione anch'essa simbolica della Nascita di Cristo. Se anziché considerare solo storicamene la nascita di Gesù pensiamo alla nascita della divinità dentro di noi, dell'aspetto sacro e spirituale, dell'Illuminazione della nostra coscienza e della nostra vita, ecco che l'albero di Natale assume un significato molto profondo e molto bello:

"Quando facciamo nascere in noi la coscienza di Dio, ecco che l'albero della nostra vita si accende di splendide luci e si carica di doni."

Buon Natale a tutti !!!

sabato 12 dicembre 2009

Il Nucleo Caldo nella Nebbia

Ed ecco che, almeno da noi, inizia la stagione delle nebbie. E le persone, di norma, reagiscono male alla nebbia perché essa crea una sorta di oppressione della vista e dell'udito e si tende a trasferire questa oppressione anche al nostro umore.
Ma noi possiamo scegliere di dare alla nebbia un significato completamente differente. Pensavo a questo mentre
un mattino guidavo per andare al lavoro nei campi immersi nella nebbia. L'atmosfera era magica, ammantata di mistero e suggestione, i suoni parevano dolcemente ovattati, ed io stavo bene con me stesso. Mi sentivo gioioso e vivo.
Poiché la nebbia chiude l'estensione dei sensi, la sua naturale conseguenza è quella di portarci all'interiorizzazione, all'intimità di noi stessi. Se noi dunque riusciamo a porci nello stato d'animo di amare la parte più profonda di noi stessi, scopriremo nella nebbia un benigno, silenzioso, umile alleato e potremo goderne pienamente.

mercoledì 28 ottobre 2009

Per augurare a tutti un autunno splendente


Benvenuti tra gli ori, i gialli e i rossi della Natura che si infiamma del suo annuale Canto del Cigno. Questo è il momento in cui gli aceri e i liquidambar, e i boschi tutti si rivestono del loro abito più bello e regalano bellezza a chiunque voglia dedicare un minuto a una gioia della vita.
Questo blog si chiama anche "limpide giornate d'autunno" perché ai primi freddi l'umidità si deposita e nelle rare giornate di sole l'aria diventa tersa, rendendo tutto più splendido di una luce che non c'è in nessun altro momento dell'anno.
E' il momento prima del sonno, in cui ci si ritira, e tutto si fa raccolto, sommesso, intimo. Come la Natura, così anche noi, che inconsapevoli, Le rispondiamo ancora nei nostri livelli profondi.
Non lasciamo che questi momenti vadano sprecati, perché volano via veloci, e bisognerà attendere un altro anno prima che tornino. Godiamone a pieno.

domenica 22 febbraio 2009

La fine del Mondo


A Ovest, il mondo finisce.
Quasi ogni nazione occidentale d'Europa che si affaccia sull'Atlantico millanta il possesso della fine del mondo.
Finis terrae è il termine latino che indica il punto più occidentale, il punto oltre il quale la terra finisce, per lasciar spazio all'oceano.
Vi è un finis terrae in Galizia (Capo di Finisterre), uno in Bretagna (la magnifica Point du Raz), uno in Irlanda (Slea Head) e uno in Cornovaglia (Land's End).
In ciascuno dei luoghi citati c'è una magnifica scogliera, e il mio obbiettivo è dunque vederli tutti. Per ora nel mio carnet posso vantare solo la Point du Raz in Bretagna.
Ma è arrivato il momento di ristabilire la verità geografica.
Il vero finis terrae non è nessuno dei luoghi scritti sopra. Il punto davvero più a Ovest d'Europa si trova infatti in Portogallo, e il suo nome è Cabo da Roca.
Ci sono stato a Dicembre 2008 con alcuni amici (quella che vi mostro è una mia foto), ed abbiamo trovato un luogo davvero inospitale. Il vento era furioso, e fortissimo. Mi sollevava quasi da terra. La mia amica Marzia, decisamente più leggera di me, necessitava quasi di esser tenuta a braccia. Abbiamo giocato, e corso, e gridato nel vento allegri come bambini per quasi un'oretta (uhm... forse Marzia non era poi così allegra) prima di proseguire la nostra gita.