sabato 30 ottobre 2010

Cari amici lontani...

In questa piovosa giornata d'autunno penso a voi tutti, amici lontani.
I chilometri e le circostanze e il tempo, adesso ci separano.
Sì, sto parlando proprio a voi, che forse adesso leggete questo post di questo blog dimenticato e trascurato, e quando e dove lo leggete non ha nessuna importanza.
La vita ci ha concesso alcuni momenti insieme, e ora il velo del maya apparentemente ci separa.
Ma sappiate che siete stati importanti, anzi siete importanti, per ciò che io sono adesso, perché ciò che sono diventato, lo sono anche grazie a voi, sia che il vostro contributo sia stato piccolo o enorme.
Perciò ovunque voi siate, stasera vi mando un sorriso, una preghiera, un incoraggiamento, una benedizione.
Un abbraccio incorporeo, ma non per questo meno reale, autentico, sincero. Tutto quel che dovete fare è chiudere gli occhi e riceverlo. Lo sentite?
Non ci sono distanze, tra i cuori.

domenica 7 febbraio 2010

In difesa della Semplicità

E' un po' di tempo che me lo sento ripetere da più parti... Questo libro è troppo semplice, questo film è troppo semplice, i discorsi di quella persona, la sua filosofia sono troppo semplici... è tutto troppo semplice!
E, di norma, questo particolare commento altrui va a colpire qualcosa che apprezzo particolarmente, e che ho amato. Certo, ogni persona è diversa, ed è naturale che non tutto ciò che colpisce me, colpisca in egual misura gli altri, così come io non sono particolarmente impressionato da tutto ciò che entusiasma gli altri.
Il fatto però è che mi viene frequentemente e specificamente rimproverato che ciò che piace a me è "troppo semplice".
Certo, in tutto ci va equilibrio, e una volta si può andare a vedere una mostra e leggere un trattato complesso, un'altra si può andare a fare una passeggiata in mezzo alla natura e leggere un libro per bambini. Ma non è detto che si riceva di meno nel secondo caso, anzi.
Le cose più semplici nascondono una loro profondità, un'armonia naturale che può sfuggirci se ricerchiamo qualcosa di arzigogolato, di complesso. Se ciò che ho davanti è troppo complicato, spesso va a finire che il suo significato mi sfugge e mi sento a disagio, e allora la mia attenzione inizia a divagare e tendo a cercare di svicolare. Per contro, una cosa semplice, la cui comprensione mi si presenti spontaneamente, e che magari mi induca a riflettere su un aspetto importante, ha subito tutta la mia attenzione. Senza contare che una cosa semplice, di solito, colpisce al cuore, essendo molto più diretta.
Mi rendo conto che quanto dico non è del tutto corretto. Il rischio è quello di perdere, forse per pigrizia, un certo livello di approfondimento, e ci sono occasioni in cui si deve valutare di addentrarsi in discorsi il cui significato sia meno evidente, e magari fare uno sforzo mentale in più per afferrare questioni più complesse. D'altro canto, il rischio opposto è quello di dare per scontati gli aspetti fondamentali e andare a impegolarci in cose che non capiamo perché ne abbiamo perso il significato originale più profondo.
Che volete farci, sarò troppo semplice, ma il più delle volte mi piace così.

domenica 24 gennaio 2010

Età interiore

Mi sta succedendo questo fatto strano: mi sento molto più giovane in questo periodo rispetto a quindici o vent'anni fa. Ammetto che possa sembrare una pia illusione, ma se analizzo quello che faccio adesso con ciò che facevo allora, posso tranquillamente dire che faccio di più e con maggiore energia.
Faccio molto più sport. Nelle mie serate arrivo a fare delle ore che a vent'anni, quando ero all'università, non mi sognavo neanche. Faccio lunghe passeggiate in montagna. Vado in giro a ballare nei locali, quando ho sempre odiato farlo in passato.
E non è neanche una cosa soltanto fisica. Mi sento più giovane anche mentalmente. So, ad esempio, di essermi liberato da molti pregiudizi, e di avere una mentalità più aperta verso gli altri, anche chi è diverso da me o che ha opinioni anche contrarie alle mie. E questa nuova maturità mi apre interi mondi, che erano chiusi per me quand'ero "giovane".
Amo anche leggere i libri per bambini, e nelle (seppur rare) occasioni in cui mi trovo in presenza di bambini, scopro miracolosamente di "saperci fare", e che loro si divertono un sacco a giocare con me. Ora, tutto questo è senz'altro molto incoraggiante.
Quando però guardo agli altri intorno a me, per esempio ai miei coetanei che veleggiano verso i quaranta, vedo che si dividono in persone che si sentono sempre giovani e persone che invece si sentono invecchiate. E non dipende nemmeno dall'essere single, sposati oppure genitori. Trovo genitori che si sentono giovani e single che si sentono vecchi.
E' vero, il corpo non risponde forse più come un tempo... ma insomma, se buttato un po' nella mischia non è che non risponde proprio più!
La mia conclusione è che per essere giovani, bisogna pensarsi giovani e per pensarsi giovani occorre un po' di forza di volontà e di perserveranza nello scacciare con coraggio, non appena si affacciano alla nostra coscienza, i pensieri opposti "sono invecchiato" "non sono più quello di una volta" "ormai non c'è più molto da fare"... eccetera !
Questo cambia le prospettive anche per la vecchiaia vera e propria, mi pare. In fondo, questa settimana ho portato i miei genitori entrambi settantenni a vedere Avatar in 3D. E i loro commenti, sia al film che al 3D erano talmente entusiasti che potevano essere tranquillamente presi per quelli di due bambini...